Brunello Cucinelli l’Impresa dal volto umano
“Abbiamo condotto fin qui un’impresa abbastanza importante e adesso il nostro compito è di custodirla per i prossimi due secoli:
non so come faremo, ma io vorrei immaginare che in questa valle, per i prossimi due secoli, ci possa essere un’azienda contemporanea, che lavora per la dignità dell’uomo, che rappresenta il gusto, lo stile italiano e insomma il modo di fare italiano.”
questo articolo viene pubblicato insieme a Fossaliemaurig.it
Si puo’ inventare un modello di business che faccia profitti ma si prenda cura delle persone, dell’arte e della bellezza?
In Italia si, ed è un caso unico al mondo e l’ha inventato Brunello Cucinelli, sviluppando uno dei brand piu’ conosciuti nella moda e un modello organizzativo che non ha eguali.
Secondo Forbes, nel 2018 Brunello Cucinelli occupa il 33º posto tra i più ricchi d’Italia con un patrimonio di 1,5 miliardi di euro.
La sua azienda, Brunello Cucinelli Spa è un brand affermato nel mondo della moda e un grande veicolo di cultura italiana.
Nel 2019 l’azienda presenta un fatturato di 607,761 milioni di euro, con un incremento del 9,9% rispetto all’anno precedente;
un reddito operativo di 83,376 milioni di euro (ROS 13,7%) e un utile di 53,083 milioni ( 8,7% del fatturato).
La Cucinelli Spa dà lavoro a 364 aziende esterne con circa 15 dipendenti ciascuna, più o meno 5000 persone di cui il 75% di queste imprese sono in Umbria, le restanti tra Toscana e Marche.
Nel 2019 ha impiegato 1.890 dipendenti.
La Giovinezza
Brunello Cucinelli nasce nel 1953 a Castel Rigone, piccolo borgo del XV secolo in provincia di Perugia, da una famiglia contadina.
L’infanzia è povera, in una cascina senza elettricità, riscaldamento, acqua corrente e televisione. E’ l’Italia che sta entrando nel miracolo economico, ma proviene ancora da una cultura contadina.
Brunello è l’ultimo di tre fratelli di una famiglia numerosa.
Ricorderà cosi’ la sua infanzia:
“Vengo da un piccolo paese qui vicino, Castel Rigone, dove ho vissuto una meravigliosa esperienza di vita in campagna:
facevamo i contadini, non avevamo la luce in casa, non avevamo l’acqua, ma l’atmosfera era particolarmente bella.
Eravamo tredici persone e la famiglia vicina nove, quindi in qualche maniera il nostro era un piccolissimo borgo.”
La vita del borgo con i suoi valori di lavoro, artigianalità, dignità della persona, rispetto, solidarietà e bellezza della natura rimarrà impressa indelebilmente nella mente di Brunello e sarà la scuola di vita per la sua attività di imprenditore.
In questi anni apprende dalla famiglia il concetto di “giusto” che riprenderà come giusto profitto.
“Ho sempre negli occhi l’immagine bella, amabile del nonno che, pur esile, aveva fatto la guerra e mi teneva in braccio, raccontandomi delle bellissime storie, mai negative.
E più che altro ho questa immagine del nonno che, alzando gli occhi al cielo la sera (perché, sapete, se non c’è luce in casa l’istinto è quello di guardare il cielo, il tramonto e le stelle), diceva spesso:
«Che Dio ci mandi il giusto vento, il giusto sole, la giusta nebbia…». Pensate a questa grande idea di chiedere all’Onnipotente “il giusto”.”
Dal Padre e dalla Madre impara il “coraggio silenzioso di perseverare nonostante le difficoltà che a volte la sorte ti pone sul cammino” e la gioia di lavorare insieme e di condividere quanto si produceva.
Qualche anno dopo, all’età di 15 anni la famiglia si trasferisce vicino a Perugia e il padre va a lavorare in fabbrica come operaio.
La famiglia finalmente ha una casetta con un po’ di confort; c’è la luce, il bagno e il riscaldamento, e la tv.
A Perugia il Padre trova la vita e anche le umiliazioni della fabbrica. Brunello rimane molto colpito e decide che nel suo futuro lavorerà per la dignità morale ed economica dell’essere umano.
Anche le esperienze scolastiche, da contadino che si reca in città svilupperanno la sua attenzione alle persone e al rispetto per la dignità.
Quando alcuni compagni molestano un amico che aveva appena perso la madre rubandogli la merenda prende le sue difese e con un abile stratagemma mette lassativo nella merenda rubata, scoprendo i colpevoli e facendoli desistere da ulteriori atti di bullismo.
In questi anni matura anche la decisione di diventare prete, ma per fortuna dell’imprenditoria italiana ci ripensa.
La sua vita formativa passa per il bar Gigino, “l’Università della mia anima”.
10 anni in cui si appassiona di filosofia, grazie a due avventori che frequentavano il liceo Scientifico e discutevano spesso di Kant e impara rapidamente a gestire i rapporti umani, a capire le persone ma anche a essere scaltro, veloce e rapido.
Al bar, grazie al gioco delle carte, impara anche la ricerca, in qualche maniera, della perfezione e del dettaglio.
Sbarca il lunario senza troppo impegno e nel frattempo a 17 anni, si fidanza con la sua futura moglie Federica;
i genitori di Lei hanno un piccolo negozio di mercerie, stoffe e casalinghi e forse qui inizia a pensare a quello che sarà il suo futuro imprenditoriale.
Si diploma geometra senza darsi troppo da fare negli studi e si iscrive a Ingegneria, dove darà un solo esame senza troppa fortuna.
(Si riscatterà poi con la laurea ad honorem in filosofia ed etica delle relazione umane dell’Università degli Studi di Perugia).
In Università pero’ si appassiona di politica, di economia, di teologia, discutendo con gli altri allievi.
Non sa bene cosa fare da grande…
“Un giorno volevo lavorare in teatro, un altro giorno avrei fatto volentieri il rappresentante, un altro l’ingegnere… la fantasia di quel periodo, quando la forza della giovinezza ti scorre nelle vene come un torrente di primavera, dominava i miei sogni.”
A ventiquattro anni viene assunto come indossatore da un’azienda di abbigliamento sportivo che aveva la sede vicino a casa;
Inizia l’avventura
All’età’ di 25 anni, nel 1978 intuisce che il cashmere colorato può essere un elemento innovativo (fino ad allora era presentato nei colori basici) e fonda una piccola impresa di produzione di maglieria da donna
Incomincia da solo. La spinta gli viene dall’incoscienza e dall’istinto ed è privo di cultura imprenditoriale.
Gli inizi sono incerti, però tiene duro, e un giorno qualcosa cambia….
Incontra Alessio, un mastro tintore che prima lo prende per matto e poi lo aiuta a sviluppare il prodotto.
E arriva il primo cliente, Albert Franz di Naturno, uno paesino nei pressi di Bolzano.
Cucinelli capisce l’importanza di trovarsi clienti affidabili che pagano bene e velocemente e si rivolge inizialmente al mercato tedesco.
I clienti sono gli ambasciatori della sua filosofia e del suo prodotto.
Tutti gli riconoscono qualità imprenditoriali e morali e si fidano di lui e lui lavora con entusiasmo, forza della volontà e sincerità, “il mezzo cruciale per garantire le mie idee”
“Volevo che questa impresa facesse profitti, facesse giusti profitti e li facesse con etica, dignità e morale”
Decide che i profitti, devono andare una parte all’azienda perché possa essere più solida, una parte per sé, una parte per i collaboratori e infine una parte da destinare all’umanità.
E resterà fedele a questa linea.
Si chiarisce presto le idee sul prodotto che vuole fare:
un made in Italy vero, classico, costoso, in grado di avere il giusto prezzo e la giusta remunerazione per coloro che lavorano alla creazione di quel determinato prodotto coniugato con la capacità di innovare e percepire le nuove tendenze.
Grazie alla sua capacità di gestire le relazioni e i rapporti umani e di ispirare fiducia gli viene concesso un prestito dai primi fornitori anche se è alle prime armi, garantito soltanto da una semplice stretta di mano.
Dopo un anno, assume il primo collaboratore, arrivano i primi clienti e i primi successi e Cucinelli si accontenta.
Un giorno Qualcuno gli chiederà:
«Ma tu pensavi di arrivare al punto in cui sei»?
“In verità ero felicissimo già dei primi cinquantatré pullover venduti ad una mia amica che da quarant’anni compra da noi, però abbiamo cercato di comportarci bene.
Non so se ci siamo riusciti, ma l’obiettivo è stato sempre quello di lavorare insieme a voi nel rispetto dell’uomo, senza recar danni all’umanità o perlomeno speriamo di averne recato il meno possibile. “
Nel 1982, dopo il matrimonio con Federica Benda, dalla quale ha due figlie, Camilla e Carolina, Brunello si trasferisce a Solomeo, il paese natio della moglie, che diventa l’oggetto dei suoi sogni e il grande laboratorio dei successi di imprenditore e di umanista.
La crescita
E L’impresa cresce
“non facevamo profitti esagerati, né era quello il nostro obiettivo: volevamo una giusta crescita, un giusto profitto, che tutto fosse gentile.”
Nel 1985 acquista come futura sede della sua piccola impresa il castello trecentesco di Solomeo.
Il castello gli ricorda la vita del Borgo e decide di acquistarlo e di restaurarlo in modo che duri nei secoli
Il suo credo è che bisogna cogliere il valore di un sorriso, di una carezza o del momento in cui ci si guarda negli occhi, anche nel rapporto di lavoro.
In piu’ un altro aspetto fondamentale è il luogo in cui si lavora. Che deve essere confortevole, bello e amabile e pensato per svolgervi un lavoro sereno.
I suoi collaboratori non sono dipendenti ma partner, co-creatori della bellezza del prodotto, “anime pensanti”
“La cura degli spazi di lavoro, sempre accoglienti e illuminati con luce naturale grazie ad ampie finestre e vetrate che permettono in ogni momento di volgere uno sguardo al di fuori, su giardini curati e sulle dolci colline che compongono il tipico orizzonte umbro.
Tutte queste caratteristiche contribuiscono fortemente a offrire le migliori condizioni per esprimere al meglio la propria creatività, e rappresentano una parte essenziale della filosofia e della pratica dell’impresa umanistica.”
Ci sono molte imprese con dichiarazioni roboanti di valori e carte etiche ma che poi cadono miseramente alla prova dei fatti.
In Brunello Cucinelli Spa i dipendenti guadagnano in media il 30 % in piu’ dei contratti collettivi.
L’ambiente di lavoro è permeato di cultura, in mensa si mangiano i prodotti della tradizione locale e i dipendenti hanno voce in capitolo nelle decisioni di impresa.
Racconta Cucinelli “Ci riunivamo in assemblea ogni tre mesi e dalle questioni aziendali più generali si arrivava fino ai dettagli.
Al mattino l’ingresso in fabbrica era per tutti alle otto. Non vi era cartellino da timbrare. La sera il lavoro finiva alle diciassette e trenta. Sono cose giuste, secondo me universalmente valide.”
Fin da subito tratta i fornitori con un rapporto da pari a pari e ad esempio si rifiuta di creare un allevamento di capre nel Chianti per ricavare il cashmere, pensando che debba rimanere in Mongolia, da dove ha origine ed è una fonte di sviluppo locale.
I suoi prodotti sono artigianali, curati nei dettagli con una continua ricerca della perfezione.
Quando inizia a farsi pubblicità nei giornali di moda, decide di rappresentare la cultura italiana, la vita del paese, la dignità, il rispetto, l’educazione, il garbo e il valore della custodia dei luoghi.
Nel 1994 sviluppa la prima collezione uomo a marchio Brunello Cucinelli e apre il primo negozio monomarca a Porto Cervo.
Qualche anno dopo, nel 2000 con la crescita dell’impresa restaurerà un vecchio opificio degli anni Settanta, da tempo inutilizzato, per trasferire le attività in un luogo piu’ grande, evitando di costruirne un nuovo edificio.
La filosofia funziona; i risultati dell’azienda sono sani, e il commercio si estende e si internazionalizza raggiungendo anche l’America del Sud.
Da quel momento in poi l’azienda ha un processo di crescita continuo che la porterà alla quotazione alla borsa di Milano nell’indice FTSE Italia Mid Cap.
Racconta:
“Fino ad allora eravamo identificati come un brand di maglieria di cashmere made in Italy.
Vendevamo bene il nostro prodotto, e i mercati internazionali iniziavano a chiederci di produrre un Total Look di abbigliamento uomo-donna, dunque di affiancare alla maglieria di cashmere abbigliamento, borse, scarpe e accessori, quindi all’inizio del nuovo secolo feci una scelta che comportò una svolta netta per la nostra industria:
decisi di entrare nel mondo dell’abbigliamento pregiato uomo-donna.
Per la donna ampliammo la collezione secondo il nostro concetto di sportivo chic di lusso.
Per l’uomo prendemmo spunto dal mio guardaroba personale, che ho sempre custodito. Immaginammo un uomo contemporaneo, elegante e sportivo”.
Nel 2002 sviluppa la prima collezione total look uomo/donna.
Contestualmente al consolidamento della distribuzione attraverso il canale dei multibrand, l’azienda inizia una strategia di sviluppo tramite l’apertura di negozi monomarca posizionati nelle principali capitali mondiali e nelle più esclusive località resort.
Nel 2009 le scarpe entrano a far parte delle collezioni Brunello Cucinelli
Una multinazionale quotata in Borsa
Nel 2012 la società è quotata presso La borsa italiana.
Il road show istituzionale, programmato in due settimane, si interrompe dopo soli 6 giorni per eccesso di richiesta.
Grazie al grande interesse degli investitori, la domanda supera 18 volte l’offerta.
Il 27 aprile 2012, nel primo giorno di quotazione, le contrattazioni fanno salire il prezzo del titolo del 49,7%.
Le principali ragioni della scelta di quotarsi in borsa sono di essere ancora più internazionali e solidi, ma anche di “avere un importante confronto giornaliero con i soci, che normalmente non conosci, ma se hai la prudenza di ascoltarli diventano i tuoi consiglieri”.
Un’altra importante ragione è che la capacità di gestire l’azienda non si eredita, per cui nel futuro potrebbe essere governata da persone esterne alla famiglia.
E’ un’azienda di successo e un brand affermato, ma Cucinelli rimane fedele alla sua filosofia di umiltà, ed è consapevole del valore della capacità e dell’impegno.
Nel 2017, anno in cui per la prima volta l’azienda supera i 500 milioni di fatturato, i negozi monomarca sono 124 (15 in Italia, 46 in Europa, 25 nel Nord America, 21 nella Grande Cina, 17 nel resto del mondo).
Nel 2018 Cucinelli spa ha raddoppiato il fatturato che aveva al momento della quotazione in Borsa
Lo stesso anno il mensile Robb Report, una sorta di bibbia Usa del menswear di lusso, ha indicato Brunello Cucinelli (insieme a Ralph Lauren) come il fashion designer che ha ridefinito la moda maschile degli ultimi trent’anni.
Sempre nel 2018 la famiglia Cucinelli ha deciso di vendere il 6% delle azioni di proprietà per donare 100 milioni in beneficenza.
Negli anni Brunello Cucinelli ha ricevuto un numero straordinario di riconoscimenti nazionali e internazionali per il suo “Capitalismo umanistico”.
In primis la nomina a Cavaliere del Lavoro, consegnatagli dal Presidente della Repubblica, di cui è molto orgoglioso.
L’Università degli Studi di Perugia gli ha voluto rendere omaggio con la Laurea ad honorem in Filosofia ed Etica delle relazioni umane.
Il prestigioso Kiel Institute for the World Economycon gli assegna il Global Economy Prize, con il nobile attestato di aver saputo “impersonare perfettamente la figura del Mercante Onorevole ”
E infine la prestigiosa nomina a Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana.
Non solo profitto
La crescita dell’azienda in coerenza con i suoi valori diventa anche la crescita della comunità locale; grazie anche alla collaborazione dell’architetto Massimo de Vico Fallani.
Nel 2008 inaugura il Teatro Cucinelli con l’opera “Il Bosco degli Spiriti” a cura di Luca Ronconi e Ludovico Einaudi.
Dal 2008 il Teatro ospita ogni anno una qualificata stagione di musica, prosa e balletto con artisti di fama internazionale.
Nel 2010 Nascono via via il Foro delle Arti, con l’annessa Biblioteca Neoumanistica Aureliana, il Ginnasio, l’Anfiteatro come stimolo per la cultura, la bellezza e l’arte.
Nello stesso anno viene anche creata la Fondazione ‘Brunello e Federica Cucinelli’, finalizzata in particolare ad iniziative culturali pertinenti all’ideale etico ed umanistico, con pubblicazione di saggi e studi specialistici, istituzione di borse di studio, corsi di aggiornamento e di formazione culturale.
In queste attività coinvolge maestri artigiani umbri e ispirandosi a William Morris e John Ruskin, nasce l’idea della “Scuola di Solomeo di Arti e Mestieri”, che vede la luce nel 2013 per valorizzare l’umanità dell’artigianato come un elemento da tramandare nel tempo.
Qualche anno dopo, nel 2014, ad opera della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli, viene presentato il Progetto per la Bellezza, con il quale si realizzano tre immensi parchi nella valle ai piedi del borgo di Solomeo (Parco agrario, Parco dell’Oratorio Laico e Parco dell’industria) recuperando parte del terreno già occupato da vecchi opifici in disuso a favore di alberi, frutteti e prati.
L’iniziativa simboleggia il valore cruciale della terra, dalla quale, secondo il pensiero di Senòfane, «tutto proviene».
Con questo progetto Cucinelli sottolinea l’imperativo di ridare dignità alla terra, e sentendosi un piccolo custode del creato dimostra che «La Bellezza salverà il Mondo», tutte le volte che il Mondo, a sua volta, salverà la Bellezza.
Quando si verifica il terremoto in Umbria, nel 2016 aiuta i Monaci Benedettini a restaurare il Monastero.
E’ molto legato alla regola benedettina
“La regola benedettina è molto attuale: Benedetto ci raccomanda ogni giorno di curare la mente con lo studio, l’anima con la preghiera e il lavoro. Ci chiede di bilanciare, di non essere troppo presi, di non esser troppo legati alle cose del mondo perché anche questa connessione ci dà un po’ di mal dell’anima.”
Il suo legame alla comunità si manifesta anche nel calcio; Cucinelli è stato il presidente del Castel Rigone Calcio dal 1998 al 2014.
L’azienda oggi
Qualità, artigianalità, creatività, esclusività e cultura del bello sono gli elementi distintivi del brand, uniti ad un grande desiderio di “ascolto” del mercato e delle nuove tendenze che consente di realizzare una linea di prèt-à porter casual chic capace di abbracciare i gusti di una clientela molto ampia giovane e meno giovane e in grado di mantenere valore nel tempo.
Oggi l’azienda è tra le principali realtà internazionali attive nel settore del lusso, avendo sviluppato collezioni femminili e maschili di total look, e potendo contare su una rete di boutique di proprietà in tutti i continenti
Il Gruppo propone i suoi prodotti sul mercato attraverso diversi canali di distribuzione.
– il canale della distribuzione retail, cioè il canale di distribuzione diretta (al dettaglio) per il quale il Gruppo si avvale di boutique gestite direttamente.
Al 31-12-2019 il canale retail conta 106 punti di vendita.
– il canale wholesale monomarca, che è costituito dai negozi monomarca gestiti con accordi di distribuzione commerciale. Il Gruppo si avvale per la vendita ai consumatori finali di intermediari, rappresentati dai negozi monomarca, con la conseguenza che in tal caso sono questi ultimi ad essere i clienti del Gruppo; al 31-12-2010 sono 30.
– il canale wholesale multimarca, che comprende i negozi multimarca indipendenti e gli spazi dedicati nei department stores (shop in shop).
Rispetto a tale canale, il Gruppo si avvale per la vendita al consumatore finale di intermediari, rappresentati da negozi multimarca indipendenti (ovvero di department stores), con la conseguenza che in tal caso sono questi ultimi ad essere i clienti del Gruppo.
Per tutti i canali distributivi il Gruppo cura che negli spazi e nei negozi dedicati alla vendita dei suoi prodotti siano trasmessi l’immagine del marchio e lo stile.
Brunello Cucinelli è un’azienda che si ispira, nel proprio modo di fare impresa, ai Grandi Valori del passato, con lo sguardo fermamente rivolto al futuro e pone da sempre grande attenzione agli investimenti per mantenere il posizionamento del Brand e alla tecnologia per mantenere l’azienda all’avanguardia.
Viene dedicata grande attenzione agli show room e al modo di presentare le collezioni.
Nel 2019 la vendita tramite show room diretti ha avuto una crescita del 14% del fatturato.
Nello stesso tempo viene dedicata attenzione allo sviluppo nel mondo digitale con cura per il dettaglio, lo stile e garbo e il desiderio di instaurare un rapporto “intimo” con il cliente
Gli investimenti nel brand sono stati nel 2019 pari a 52,6 milioni di euro.
Questi sono alcuni indici del Bilancio 2019:
Il fatturato della Cucinelli Spa è realizzato per l’85,2% all’estero.
L’Ebitda (MOL) dell’Azienda è pari a 169,626 milioni di euro, il 27,9 % del fatturato.
Il ROE (Return on Equity) è pari a 16,59%
Il ROI (Return on investment) è pari a 24,4 %
Al 31-12-2019 il titolo Brunello Cucinelli Spa è cresciuto del 307,2% rispetto al giorno di quotazione in borsa.
IL PENSIERO DI BRUNELLO CUCINELLI
“Anche se può sembrare strano, perché si tratta di un modello anteriore a quello di Olivetti, mi sento molto vicino alla visione filantropica di Robert Owen, che nell’Ottocento aveva introdotto nelle proprie fabbriche tessili a New Lanark, in Scozia, princìpi del tutto nuovi nel trattamento della manodopera.
Sono attratto dai suoi ideali etici; dimostrò, con risultati concreti, che un’industria poteva essere guidata con vantaggio anche quando gli operai venivano retribuiti con un buon salario superiore alla media e avevano un orario di lavoro non eccessivo”.
“C’è una grande energia da mettere a frutto, nuovi lavori da inventare, nuove gioie da assaporare:
ho una grande speranza che il mondo riuscirà a raggiungere tutto questo”
Questo è il libro dove Cucinelli racconta la sua vita e da cui sono tratti molti spunti di questo articolo
Scarica l’articolo in PDF Cucinelli l’Imprenditore dal volto Umano
A questo punto ti auguro buon lavoro e ti aspetto nei prossimi articoli
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