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Imprenditori d’Italia: Renzo Rosso

Genio e creatività Renzo Rosso; come è diventato un imprenditore leader del suo settore

Renzo Rosso: genio e creatività

INFANZIA E ADOLESCENZA

Renzo Rosso nasce nel 1955 a Brugine, un piccolo paese della provincia di Padova, da una famiglia di agricoltori.

La bassa padovana è territorio rurale, povero, strappato alle acque grazie a continue modifiche e ingenti interventi dell’uomo (è possibile ancora oggi ammirare numerose Idrovore non più in uso sparse nelle campagne).

Oggi questa terra, che costituisce un punto di snodo tra la pianura padana, la costa adriatica e l’Europa orientale, ha mantenuto la sua vocazione agricola sviluppando attrattività turistica grazie a storia e arte (dimore signorili che accostano gioielli d’architettura e d’Arte) e può essere considerata un’area con un tenore di vita medio alto.

Non era così nel ’55 e non lo era certamente per la famiglia Rosso.

Il paesino vantava all’epoca un’automobile e due televisori e l’attrattiva principale era costituita dalla base NATO[1] sita nelle vicinanze.

Renzo Rosso racconta:

 

 «Quando avevo 5 anni, in paese non avevamo nulla.

Un giorno, davanti a casa mia, alcuni soldati in una grande Cadillac hanno iniziato a fare un picnic.

Li ho guardati come se venissero dalla luna. Ricordo che mi hanno dato una scatola di budino di riso[2], che per me rappresentava il sogno americano».

 

Frequenta le scuole in paese. I primi anni della sua vita sono segnati dall’esperienza contadina.

Suo padre gli insegna presto a coltivare la terra e a guidare il trattore.

Gli trasmette i profondi valori di quella cultura, valori che sosterranno costantemente la crescita professionale e umana di Renzo, rappresentando una sorta di faro nella vita di ogni giorno:

la dignità, il rispetto, saper godere delle piccole gioie, credere nelle proprie forze, rispettare gli altri, essere onesti.

 

«L’insegnamento dei miei è stato soffrire e sudare per conquistare anche le piccole cose, da un paio di scarpe alla bici.

Sudare per conquistare le piccole cose passo dopo passo, centimetro dopo centimetro.

Chi riesce ad imparare a guardare la realtà in questo modo ha già dentro di sé la storia dell’imprenditore vero».

 

Un precoce uomo d’affari

Rosso si dimostra da subito precocissimo uomo d’affari.

Quando è ancora alle scuole medie si improvvisa allevatore di conigli.

Grazie al compagno di classe che gli regala un coniglio femmina per di più incinta, riesce in pochi mesi a sfornare covate da vendere al mercato.

La magia di questa esperienza dell’infanzia è come inchiostro indelebile nell’anima del piccolo Renzo:

 

 «avevo 12 anni ed ero diventato un allevatore professionista. Era come se mi si fosse accesa una lampadina in testa: d’un tratto vidi il mio futuro! Da quella prima esperienza imprenditoriale avevo imparato che se hai un buon prodotto e se sei disposto a lavorare sodo e con pazienza puoi iniziare a guadagnare».

 

Gli studi superiori lo portano a Padova presso l’Istituto Tecnico Natta, istituto superiore sperimentale nella formazione di “Periti della confezione”.

Dagli insegnanti, tutti direttori di aziende tessili, apprese i segreti tecnici e gestionali del mestiere tanto da garantirgli in breve tempo una conoscenza trasversale e di attività e processi di una azienda tessile.

All’età di 15 anni, Renzo Rosso produce il suo primo indumento auto-progettato: un paio di jeans a vita bassa e a zampa di elefante, realizzati con la macchina da cucire Singer di sua madre, strofinato sull’aia di casa per un effetto vintage.

Denin

Renzo è affascinato dal Denim[3] e dal jeans, simbolo iconoclasta delle generazioni degli anni ‘60 e ’70, evocativo di quel mito americano di libertà e opportunità.

Cuciti e indossati i suoi jeans, riceve un sacco di richieste dai suoi compagni.

Così inizia a confezionarne altri per la vendita (L. 3.500 a pezzo) e di lì a poco ogni capo che creava andava letteralmente a ruba.

È in questo momento che Renzo capisce che l’originalità è un valore aggiunto:

 

«Frequentavo quella scuola e volevo creare qualcosa di diverso. Questo è stato sempre il mio principio. Anche adesso, in azienda, ragioniamo così: “cosa fanno gli altri” ci chiediamo. Bene! Noi facciamo qualcosa di completamente diverso»

 

LA CARRIERA GIOVANILE

Dopo il diploma si iscrive alla facoltà di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Pochi mesi dopo (siamo nel 1976), a seguito di un colloquio con Adriano Goldschmied[4] detto “il padrino del Denim” (allora alla guida del Genius Group, importante holding italiana nel campo dell’abbigliamento), lascia gli studi per diventare tecnico di produzione di un laboratorio di abbigliamento della Moltex, società controllata dal gruppo Genius, in cui lavorano 18 persone.

L’esperienza sarà illuminante, segnando una pietra miliare del suo percorso di crescita personale e di maturità professionale.

Viene infatti licenziato da Goldschmied che, pur riconoscendone le doti, non transige sulla sua scarsa dedizione al lavoro.

Queste le sue parole:

 

«Mi piaci e hai sicuramente quello che serve, ma non vuoi lavorare duro».

 

Il ragazzo impara la lezione e non si dà per vinto. Anzi, alza la posta in gioco chiedendo di essere assunto di nuovo, ma con una paga in proporzione alla produttività. È l’inizio della sua fortuna: in un mese decuplica lo stipendio. Non era un designer, ma possedeva un innato fiuto commerciale che si manifesterà in maniera travolgente negli anni successivi.

 

LA NASCITA DI DIESEL

Diesel

Dopo solo due anni di lavoro e 23 all’anagrafe, nel 1978, con l’aiuto economico del padre, fonda in società con Goldschmied il marchio Diesel.

Diesel nasce non tanto con l’intento di operare una rivoluzione, quanto di dare il via a una linea a basso prezzo per smaltire il tessuto avanzato da altri marchi più prestigiosi, ed è quella qualità a fare la differenza.

 

A entrambi piace l’idea di quel nome che si pronuncia uguale in tutte le lingue del mondo, che fa pensare subito a un motore che consuma meno e rende di più.

Perfetto per rappresentare l’America delle stazioni di servizio, la vera patria del denim.

Le aziende di settore si ispiravano al mondo degli indiani d’America.

Diesel adotta un “indiano punk metropolitano”, per catapultarsi nel futuro.

Per i 7 anni successivi l’impegno di Renzo si divide tra Diesel e gli altri progetti delle aziende del gruppo.

Capisce che per fare la differenza deve potersi concentrare su uno solo di questi così nel 1985 per 500.000 dollari rileva le quote societarie di Goldschmied e assume il controllo di Diesel.

L’azienda con sede a Molvena – ai piedi dell’altopiano di Asiago in provincia di Vicenza – occupa meno di 20 persone dedicate soprattutto alla produzione di jeans, accanto all’abbigliamento casual.

 

Renzo si butta a capofitto nel lavoro.

Si occupa personalmente dei rapporti con i negozi al dettaglio promettendo in cambio anche di un solo metro di spazio espositivo il rimborso per eventuali mancati guadagni.

Da 2,8 milioni di dollari, il fatturato cresce fino a 10,8 milioni nel primo anno.

Rosso si pone la domanda che lo ha sempre accompagnato nella sua carriera imprenditoriale di successo:

come diversificarsi dai competitor?

Intuisce che bisogna comunicare una sensazione al pubblico e per riuscirci punta sul vintage.

Nasce così il jeans stone washed[5] (lavato con pietre, ndr), trattato per invecchiarne l’aspetto.

Il messaggio che Diesel vuole diffondere è irriverente e punta al rovesciamento dei valori canonici, e la sua comunicazione è incentrata su concetti come innovazione, creatività e anticonformismo, strettamente connessi tra loro e che rappresentano dei pilastri sia nel mondo del marketing che della moda.

Ma strappi e fori non rientravano nella mentalità dei commercianti italiani, che li rispedivano indietro considerandoli difettati.

 

GLI ANNI ’90: ALLA CONQUISTA DEL MERCATO AMERICANO

Ancora una volta Renzo Rosso non si dà per vinto.

Ancora una volta alza l’asticella! Decide di affrontare i leader del settore a casa loro, negli Usa, dove marchi storici di jeans come Levi’s e Wrangler dominavano il mercato.

Oltreoceano i jeans di fascia alta costavano 52 dollari, i jeans Diesel da subito 100 dollari. Secondo Rosso, i suoi prodotti erano quelli con le tecnologie più avanzate.

Ciò che val la pena sottolineare è la straordinaria intuizione di Rosso.

Per dirla con le parole di Adriano Goldschmied:

 

«quando il denim veniva ancora considerato come il livello più basso del business di moda, Renzo capì che era possibile creare un’azienda eccezionale incentrata sul denim».

 

Ma capisce pure un’altra cosa fondamentale, quel ragazzo di Brugine:

che il consumatore-tipo a cui vuole rivolgersi è parecchio sofisticato, per nulla scemo e incline ad annoiarsi facilmente.

Oggi diremmo che aveva trovato all’interno del settore della moda un “oceano blu”[6],

 

uno spazio incontaminato di domanda che con il suo intuito era riuscito ad intercettare e che le efficaci campagne di marketing porteranno in superficie contaminando anche gli “oceani rossi” della moda.

A partire dal ‘91, avviando una collaborazione con l’agenzia pubblicitaria svedese Paradiset DDB, realizza campagne pubblicitarie[7] (la prima della serie Guides for Successful Living, del 1991), Ironiche, intelligenti e irriverenti che fanno scuola [8], oltre a diventare un marchio di fabbrica.

Una comunicazione di rottura che ha cercato, con la giusta dose di ironia, di educare al futuro la propria generazione.

Indossare abbigliamento Diesel voleva dire mettere i giovani alla guida della propria vita.

Per fare ciò Diesel segue una strategia di diversificazione che offrirà al consumatore la più ampia possibilità di esperienza e identificazione con quel “succesful living” di cui i jeans Denim saranno il totem del culto dieseliano.

In questa ottica i primi guadagni vengono reinvestiti aprendo a Miami il Pelican Hotel e successivamente Diesel produrrà CD, giochi per computer e serie web[9], e fonderà una galleria d’arte in Giappone.

In breve il modello Cheyenne di Diesel era diventato l’oggetto del desiderio a Palo Alto, in California, dove costava 250 dollari.

Nonostante possa sembrare una contraddizione, rendere vecchio un capo nuovo si rivelò essere una mossa strategicamente vincente, in quanto offriva la possibilità di indossare capi incredibilmente morbidi e comodi, regalando uno stile inconfondibile.

 

«Mi davano tutti del matto quando decisi di vendere oltreoceano ad un prezzo triplo – spiega Rosso – ero comunque certo che la qualità prima o poi avrebbe pagato.

Noi acquistiamo infatti tele raffinate, sfornate da telai lenti come 50 anni fa; il filato viene tinto da sei a dodici volte. Il lavaggio avviene a prova di usura!»

 

Rosso è da sempre stato pioniere.

Innovativo rispetto alla scelta del taglio e dei materiali, irriverente e originale nelle campagne pubblicitarie, precursore nell’uso delle tecnologie, a cominciare dal sito web introdotto fin dal 1995 a cui seguirà due anni dopo il primo on-line store in ambito fashion.

È di quel periodo una delle campagne più popolari e provocatorie di sempre il primo grande annuncio pubblicitario che mostra una coppia omosessuale mentre si bacia appassionatamente (img).

Diesel inizia ad aprire punti vendita in tutto il mondo.

Nel 1996 viene aperto un negozio Diesel a New York proprio davanti a un punto vendita della Levi’s.

Nel 1998 il fatturato arriva a 1.000 miliardi di lire: l’imprenditore riunisce tutti i collaboratori e stacca un assegno da 1 milione di lire ciascuno.

 

 

 

GLI ANNI 2000

La sfida all’egemonia americana del jeans dà i suoi frutti, e all’alba del 21esimo secolo i jeans della Diesel, con la loro caratteristica striscia diagonale sulla quinta tasca, diventano l’oggetto del desiderio per eccellenza.

 

Gli anni 2000 iniziano con una revisione radicale delle strategie commerciali a partire dall’ennesima intuizione di Rosso.

Con il marchio stava registrando una forte crescita a livello di vendite e finanziaria, e – noncurante dei rosei pronostici – decide di diminuire i negozi da 10mila a 5mila per ottenere un migliore controllo sull’esperienza generale del consumatore.

La motivazione di questa scelta è quasi disarmante nella sua lucidità:

 

«in realtà ho impedito a Diesel di diventare troppo grande, perché volevo che mantenessimo la nostra credibilità … Non vogliamo essere il più grande – vogliamo essere il più cool tra i grandi».

 

Nel 2002 fonda la holding OTB (Only The Brave), attraverso cui conquista quote di maggioranza in piccole e prestigiose case di moda – spesso in crisi – in tutta Europa:

Maison Margiela, Viktor & Rolf, Marni, Paula Cademartori e Staff International, società specializzata nella produzione e distribuzione di brand del prêt-à-porter, detentrice delle licenze per Maison Margiela, MM6, Vivienne Westwood, Dsquared, Just Cavalli, Brave Kid.

 

Il “coraggio” che dà il nome alla Holding è il carattere fondante del modo di affrontare la vita e gli affari di Renzo Rosso:

 

«Diesel è un’attitudine. Vuol dire essere coraggiosi, avere fiducia in sé stessi, voler innovare, sfidare, e non essere mai soddisfatti.

Significa essere aperti a nuove cose e ascoltare la propria intuizione. Ecco perché l’emozione è uno dei driver principali di tale processo».

 

Nel 2003 le collezioni di Diesel si articolavano su tre distinte etichette:

  • Diesel Style Lab, il marchio di alta gamma e dal design innovativo;
  • Diesel, il cui focus resta legato al denim;
  • 55DSL, marchio streetwear che unisce estetica e funzionalità.

 

Nel 2005, in occasione del cinquantesimo compleanno di Renzo Rosso, Diesel pubblica il libro “Fifty”, una storia illustrata dell’azienda, che ha raggiunto una tiratura di diecimila copie.

I ricavi in quell’anno si aggirano intorno ad 1,2 miliardi di euro.

 

Nel 2007, Dopo aver sviluppato anche una linea per bambini (nata nel lontano 1984), l’azienda avvia la produzione di biancheria intima e costumi da bagno.

 

Nel 2008 nasce Diesel Black Gold (collezione prêt-à-porter di lusso, oggi il più importante marchio non-designer nel mercato fashion di fascia alta) che si affianca al marchio dopo la dismissione di Diesel Style Lab e 55DSL.

 

Sono gli anni delle collaborazioni (con Karl Lagerfeld nel 2002, per la collezione Lagerfeld Gallery by Diesel);

delle partnership (con L’Oréal nel 2007, per il lancio della fragranza Fuel For Life;

con Fiat nel 2008, per la produzione della speciale ‘500 by Diesel’;

con Adidas, sempre nel 2008, per la collezione Adidas Originals by Diesel);

delle sponsorizzazioni (nel 2011, tramite una partnership con Ducati, Diesel sponsorizza la MotoGP);

 

Secondo l’agenzia di media intelligence TNS, da gennaio a settembre 2008, la cifra investita da Diesel per la pubblicità negli Stati Uniti si aggirerebbe intorno ai 5,8 milioni di $.

 

 

Oggi

Gli ultimi 10 anni hanno visto Renzo Rosso affrontare nuove sfide sempre con quella determinazione ed entusiasmo che gli appartengono fin da bambino.

 

Il 15 settembre 2010 viene inaugurata la nuova grande sede (il Diesel Village) nella zona industriale di Breganze (VI), dove prima sorgevano gli stabilimenti ex Moto Laverda.

 

Rosso, attraverso la finanziaria di famiglia, la Red Circle Investments (fondata nel 2008) investe in settori innovativi e di grande prospettiva con un occhio di riguardo all’evoluzione dell’e-commerce.

Entra così in Yoox[10], partecipa alle start-up digitali H-Farm[11], Depop[12], e Tomorrow[13].

Recente è l’interesse in UBooker, una piattaforma stile Uber per modelli tra cui i clienti possono scegliere bypassando le agenzie.

Nel 2013 la Red Circle è entrata nel capitale di EcorNaturaSì, il principale produttore e distributore italiano di prodotti naturali e biodinamici.

 

Nel 2015 anche il budget idealmente dedicato ai festeggiamenti del 60esimo compleanno del fondatore sono devoluti alla Fondazione OTB, sostituendo il mega party che tutti si aspettavano[14] con un videomessaggio che ha lasciato a bocca aperta:

 

“Questo è un giorno molto, molto speciale per me: sto per diventare padre, ma anche nonno. La famiglia[15] cresce, voglio prendermi cura della mia famiglia, e anche voi siete la mia famiglia. Grazie di tutto”.

 

Nel 2018 l’ultima brillante provocazione che ribadisce, se ancora ce ne fosse bisogno, l’impatto comunicativo delle campagne di marketing della Diesel e la capacità di offrire sempre un punto di vista alternativo, autoironico e spesso dissacrante ma mai banale.

Perfettamente mimetizzato in Canal Street, una delle vie dei falsi più famosa di New York e del mondo, Rosso apre un negozio a insegna Deisel, e non Diesel:

 

« È un modo, molto ma molto Diesel-style, di affrontare il tema dei falsi.

Lettering simile al nostro, stile streetwear ma palesemente taroccato, prezzi in linea con quelli degli altri negozi della strada.

Disordinato e scomposto, uno spasso. Per non perderci il divertimento abbiamo filmato tutto:

alcuni hanno percepito la somiglianza con i veri prodotti Diesel, ma hanno comprato comunque.

E ora hanno tra le mani pezzi unici che, scommetto, finiranno su internet a prezzi altissimi, perché sono, di fatto, una limited edition che non verrà replicata».

 

Nello sport è patron della squadra di seconda divisione calcistica Bassano Virtus 55, nel 2016 rileva il Vicenza Calcio e, sempre dallo stesso anno, è sponsor (oltre che tifoso sfegatato) del Milan.

 

Tra i testimonial più recenti il rapper Fedez e il Calciatore Neymar.

 

 

LA FILANTROPIA

È grazie ad un incontro speciale che Rosso sviluppa una sensibilità etica e sociale che lo porterà ad impegnarsi in prima persona in diverse iniziative filantropiche. 

Nel 2005, durante un lungo volo intercontinentale seduto al suo fianco c’è il Dalai Lama, il quale gli suggerì di dedicarsi a migliorare la vita delle persone meno fortunate.

Non solo! Convinse Rosso a parlare apertamente delle sue attività filantropiche, perché il bene va fatto e “comunicato”.

 

Nel 2008 Rosso crea la OTB Foundation, organizzazione senza fini di lucro con la missione di riequilibrare la disuguaglianza sociale e contribuire allo sviluppo sostenibile delle comunità meno avvantaggiate in tutto il mondo.

Nel 2012 istituisce The Brave Circle Fund per aiutare le vittime del terremoto in Emilia Romagna, donando 5 milioni di euro destinati a un programma di microcredito, e che lo stesso anno dà altri 5 milioni di euro alla città di Venezia per restaurare il Ponte di Rialto.

 

Recentissima l’iniziativa di supporto agli ospedali per affrontare l’emergenza coronavirus.

OTB Foundation acquista e smista mascherine, visiere, caschi respiratori e purificatori presso piccoli ospedali, case di riposo e case di accoglienza per minori senza tetto.

 

 

CONCLUSIONE E CARATTERI IMPRENDITORIALI DI SUCCESSO

Nel 2018 Renzo Rosso viene è indicato da Forbes quale 10° uomo più ricco d’Italia (eguagliando le posizioni raggiunte nel 2014 e 2013) con un patrimonio stimato di 4,1 miliardi di dollari.

Nello stesso anno La holding impiega un totale di 6.500 persone, conta 650 punti vendita (dei quali circa 400 sono boutique Monomarca) in 90 Paesi e ricavi pari a 1,4 miliardi di euro.

La sua scalata rappresenta un unicum in Italia, soprattutto alla luce del panorama della moda italiana, frammentatissimo rispetto a quello di altre nazioni.

Se dovessimo riassumere in poche righe il “carattere” distintivo del suo successo, il “marchio” della sua capacità imprenditoriale, ci sentiamo di evidenziare i seguenti aspetti:

 

  1. I valori

Richiamati spesso da Rosso come elementi guida dell’opera di ogni uomo di successo, successo inteso come piena espressione delle attitudini, capacità, desideri, ambizioni di ogni persona.

La esperienza d’infanzia, fatta di fatiche, ristrettezze, ma semplice e dignitosa, se da un lato lo spingerà a cercare una via di fuga da una condizione di precarietà, dall’altro gli insegnerà il valore del sacrificio e della perseveranza nel costruire la vita giorno dopo giorno, per piccoli (ma inesorabili) passi verso una costante prospettiva di crescita.

 

 “Io non ho mai pensato di diventare grande. Io ho sempre desiderato diventare qualcosa di più di quello che ero: diventare un caporeparto, poi creare la mia piccola impresa artigiana, e così via; cogliere cioè le sfide che si facevano innanzi ogni giorno. Per me è stata una conquista graduale vissuta sul campo di battaglia”.

 

Da sempre Diesel, che pure produce in ogni angolo del mondo, ha scelto di mantenere in Italia la lavorazione e la finitura dei capi.

“I nostri jeans sono italiani al 100% cuciti qui sull’altopiano di Asiago.

Quasi a marcare l’importanza di mantenere intatte le radici e il punto di partenza di un’avventura che sta per raggiunge il quarantennale, senza perdere né senso di libertà né l’originalità dei primi anni.

 

  1. L’originalità come valore aggiunto

Abbiamo già letto di come il suo approccio “distintivo” sia diventato un fondamento di pensiero e azione in Diesel.

Il jeans all’americana era un prodotto quasi banale.

Con tagli, abrasioni e finissaggi, Rosso è riuscito a sviluppare una novità.

Creare qualcosa di diverso era il suo principio di lavoro fin dai famosi primi jeans autoprodotti.

Oggi in Diesel il mantra è creare qualcosa di completamente diverso dai competitors!

La volontà di Rosso è chiara: non seguire i trend, ma scriverli e creare un suo stile distintivo.

 

  1. Visione e intuizione

La sua visione temeraria e la sua mente audace gli hanno permesso di sfatare stereotipi, infrangere tabù e riscrivere le regole della moda.

Negli anni ‘90 Rosso ha capito che stava iniziando un nuovo modo di vendere e ha avuto il coraggio di aprire un negozio monomarca a New York proprio davanti a un punto vendita della Levi’s.

Non è chiaroveggenza, la sua, bensì il risultato di una spiccata sensibilità e di un’informazione costante alimentata dalla lettura di almeno 150 riviste al mese – come lui stesso ammette – per tenere il passo della cultura pop.

Dichiara a tal proposito nel libro “Redvolution”:

 

«Non ragiono mai con le statistiche, ma formo le mie idee parlando con le persone, guardando con attenzione ciò che mi circonda, stando sul Web»

 

  1. Il coraggio

In ogni imprenditore il coraggio è una componente imprescindibile.

Fare impresa prevede il rischio come elemento di sfida, stimolo e ambizione.

Rosso, che possiede un innato fiuto commerciale, a volte sembra portare il coraggio a di là del limite dell’incoscienza ma non è così.

Andare controcorrente, osare è la prima regola del marchio Diesel, rischio e opportunità come polarità complementari e necessarie, Yin e Yang dell’organismo azienda.

Rosso lo sa bene e sa che con dedizione, duro lavoro e pazienza si possono affrontare le imprese più ardite.

Anche l’Everest per essere scalato ha bisogno di tanti piccoli passi!

 

  1. Comunicare in modo nuovo

Non solo Rosso è diventato testimonial del suo abbigliamento, ma ha anche incentrato le sue campagne di marketing su un registro deciso:

provocatorio, trasgressivo e capace di trasmettere al consumatore uno stile di vita in cui identificarsi.

Emblematica la sua decisione di ridurre i punti vendita da 10 a 5 mila per evitare di perdere il focus sul cliente e sulla originalità della esperienza Diesel.

La sua strategia di marketing, come abbiamo ha messo in secondo piano vendite e profitti per la creazione di qualcosa di speciale per i clienti, realizzando esperienze utente interattive che non sono direttamente connesse al dettaglio, alle vendite o ai negozi»[16].

Questo approccio rimanda ad un tema di marketing attualissimo:

è sempre questione di coinvolgere il cliente piuttosto che di vendergli qualcosa:

creare un piacevole dialogo a due vie in contrasto con un monologo monodirezionale».

 

  1. Le persone

Oltre a tenersi costantemente aggiornato sui gusti e le tendenze seguite dal suo pubblico, Rosso ha fatto un passo in più, circondandosene.

Il suo staff è giovane, internazionale, sveglio, creativo, talentuoso, e Rosso gli ha sempre attribuito gli ottimi risultati aziendali.

Rosso ha costantemente incoraggiato i dipendenti a sentirsi a proprio agio nell’esprimersi e nel prendere decisioni rischiose.

Nel libro Fifty, alcuni parlano in questi termini del suo stile gestionale:

 

«lui ti ascolta e apprezza i tuoi consigli, e anche se rimane il capo, non è inflessibile. L’intero concetto su cui poggia il marchio è libertà e autoespressione, quindi ha cercato di trasmetterci il fatto che possiamo esprimerci attraverso il nostro lavoro».

 

  1. Qualità e lavoro

La lezione da allevatore di conigli:

avere un buon prodotto e lavorare sodo.

Questi i due ingredienti che lo convinsero fin da giovanissimo delle opportunità di poter creare un futuro imprenditoriale.

Con i primi jeans stone washed le persone hanno avuto la possibilità di indossare capi incredibilmente morbidi e comodi, fatti con tele raffinate e tinture di valore.

La comunicazione lavora sul piano immaginario ma a sostenerlo devono esserci sempre e comunque prodotti di alta qualità.

 

In conclusione possiamo Considerare quello di Renzo Rosso come un percorso imprenditoriale originale e innovativo, che ha visto il marchio Diesel (e il made in Italy) girare i quattro continenti senza perdere la propria forza creativa e la voglia di essere sempre un passo avanti rispetto al resto della concorrenza.

 

PRINCIPALI RICONOSCIMENTI

2010, Millennium Development Goals Global Leader, New York City, Stati Uniti d’America

2010, 2009, 2007, 2001, 1997 e 1992 “Grand Prix” al Cannes Lions International Awards, Cannes, Francia

2005, Master Honoris Causa, Università di Verona, Italia

2004, Pitti Immagine Uomo, Firenze. Italia

2000, Master Honoris Causa, Fondazione CUOA di Altavilla Vicentina, Italia.

1998, “Advertiser of the Year” al Cannes Lions International Awards, Cannes, Francia

Onorificenze

Cavaliere dell’Ordine al merito del lavoro — Roma, 31 maggio 2011

libri

Forty (Diesel, 1996); Fifty (Gestalten Verlag, 2005);

Be Stupid: For Successful Living (Rizzoli, 2011),

REDVOLUTION-Vita e Pensiero di Renzo Rosso-L’uomo (Marcianum Press 2013)

Radical Renaissance 55+5 (Assouline, 2016)

 

FONTI E ALTRI MATERIALI

BIOGRAFIE

Redvolution: Vita e Pensiero di Renzo Rosso – Riccardo Micheletti. Marcianum Press

Biografia Renzo Rosso il papà di Diesel che non si ferma mai – Esquire.com

Chi è Renzo Rosso, proprietario della Diesel e 10° uomo più ricco d’Italia – economiafinanzaonline.it

Renzo Rosso, l’uomo che ha sfidato la Levi’s – internationalwebpost.org

Da Diesel alla holding Otb: Renzo Rosso, il coraggio di essere un vero imprenditoreit.businessinsider.com

Renzo Rosso (imprenditore) – Wikipedia.org

Diesel (azienda) – Wikipedia.org

Renzo Rosso, storia di un imprenditore che si è fatto da séprintfriendly.com

 

MULTIMEDIA

Marco Montemagno4 chiacchiere con Renzo Rosso, Fondatore di Diesel https://www.youtube.com/watch?v=Xmq2MJcawso

 

[1] La base NATO Venda è stata un’ex-base NATO attiva tra il 1955 e il 1998, situata in un bunker all’interno del monte Venda in provincia di Padova.

[2] Il Rice Padding (budino di riso) è cremoso e buonissimo. Non è un budino racchiuso in un involucro di pasta frolla 8tradizione toscana), ma è un dolce al cucchiaio. Si può servire al naturale, con una spolverata di cannella o con del cacao.

[3] Il dènim (o tessuto di jeans) è composto di cotone e lino, generalmente di colore blu ed è il tessuto storico con cui vengono confezionati i pantaloni in taglio jeans.

[4] Adriano Goldschmied è uno stilista italiano specializzato in jeans denim. È conosciuto come “il padrino del denim” ed è il creatore di “denim premium”. Fu coinvolto in Diesel , e creò Replay, Gap 1969 , Agolde, Goldsign e AG Adriano Goldschmied. Goldschmied sta attualmente dirigendo Goldsign e Men’s Citizens of Humanity .

[5] Attraverso un procedimento di lavaggio con l’utilizzo di pietra pomice, grazie al quale un paio di jeans, ad esempio, compresi tutti i suoi componenti quali passanti, orli e cuciture risultano “magicamente” invecchiati. Il trattamento stonewash ha il vantaggio di rendere il tessuto più morbido destrutturato

[6] Strategia Oceano Blu. Vincere senza competere – W. Chan Kim , Renée Mauborgne – 2015 Rizzoli Editore

[7] Oltre a quelle citate sono degne di nota anche la campagna pubblicitaria del 1997 ambientata nella comunista Nord Corea (ma girata ad Hong Kong) e quella che ha come tema gli incidenti automobilistici. Gli spot affrontano diverse

tematiche, dalla coscienza sociale, alle problematiche ambientali (come la campagna Global Warming Ready che ritrae uno scenario in cui il mondo è alle prese con gli effetti del riscaldamento globale), a messaggi anti-establishment.

[8] Le campagne Diesel partono nel 1991 e ricevono premi e riconoscimenti da tutto il mondo. I Gran Prix del Festival SAWA di Cannes nel 1995, 1996, 1997, 2001, 2010 oltre agli Epica (1997), Eurobest (1994, 1995, 1996 e 1997) e Clio awards, e il premio “Advertiser of the Year” tributato a Rosso al Festival di Cannes nel 1998

[9] Verso la fine degli anni ’90 Diesel ha realizzato CD-ROM e altri contenuti informatici, come il videogioco “Digital Adrenalin—55DSL”. Successive sono alcune produzioni media come la serie web “Diesel Sweeties”, una commedia romantica con protagonista una “ex attrice porno e il suo fidanzato robot”.

[10] azienda italiana attiva dal 2015 nel settore delle vendite online di beni di moda, lusso e design (www.yoox.com)

[11] piattaforma dove innovazione, imprenditoria e formazione (www.h-farm.com)

[12] App di social shopping peer-to-peer (www.depop.com)

[13] Piattaforma di servizi per il fashion retail (https://www.tomorrowltd.com)

[14] Le leggendarie feste per dipendenti e fan, organizzate a Bassano del Grappa e nella sede aziendale di Breganze meriterebbero un capitolo a parte: nomi come Moby, Naomi Campbell, Chaka Khan, Pharrell Williams e Wyclef Jean venuti apposta a celebrare anniversari e compleanni si conquistano soltanto se si è coerenti, credibili e rivoluzionari, qualità che – soprattutto nella moda – diventa davvero difficile trovare

[15] Già sposato due volte, attualmente ha una compagna di nome Arianna Alessi. Compiuti 60 anni Rosso è diventato padre per la settima volta, e nonno per la prima. I tre figli più grandi, Andrea, Stefano e Alessia, sono nati dal primo matrimonio con Nuccia Fattoretto e sono già in azienda, poi ci sono le gemelle Asia e Luna e l’ultima nata, India.

[16] Questo è quanto emerso da uno studio di ricerca sulle aziende che operano un business innovativo presentato dal Times, in cui appunto viene sottolineato come il successo del brand sia da attribuire in larga parte a un simile mindset.

 

A questo punto ti auguro buon lavoro e ti aspetto nei prossimi articoli

 

 

 

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Come definire Previsioni e obiettivi di vendita

 

qui puoi trovare come usare il margine di contribuzione

 

margine di contribuzione
Come usare il margine di contribuzione per migliorare la redditività

 

e infine qui impari a fare il rendiconto finanziario

 

Il Rendiconto Finanziario
Il rendiconto finanziario reso operativo

 

e infine 10 piccoli indiani per capire il bilancio

 

10 piccoli indiani
i 10 indicatori che servono a gestire l’azienda

 

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