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Enrico Mattei Il miracolo economico italiano

La storia di Enrico Mattei e del miracolo economico italiano

 

ENRICO MATTEI: INFANZIA E ADOLESCENZA

 

Enrico Mattei nacque ad Acqualagna, un piccolo paese in provincia di Pesaro, il 29 aprile 1906 in una famiglia modesta, primo dei cinque figli di Angela Galvani e di Antonio, sottufficiale dei Carabinieri.

 

 

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Fino a 13 anni visse tra Acqualagna, dove frequenta senza distinguersi particolarmente la scuola del paese, e Civitella Roveto dove trascorre le vacanze dai nonni paterni.

Enrico era un bambino intelligente ma indisciplinato, refrattario alle regole e alle imposizioni.

 

Ricordava il parroco del paese aquilano suo grande amico:

«era un ragazzo vivace e intraprendente. Un giorno mi raccontò: durante una gita scolastica, mi sono smarrito sui costoni del monte Viglio. Sono tornato a casa seguendo un rigagnolo che sapevo finiva nel Liri».

 

Gli anni trascorsi a Civitella Roveto sono stati molto importanti per la sua formazione. Rispetto ai suoi coetanei poteva considerarsi fortunato, i suoi genitori non gli facevano mancare nulla.

Ma Enrico, ragazzo sensibile, non poteva non rimanere colpito dalla povertà intorno a lui. Una realtà amara, egli deve aver tenuto costantemente presente, alimentando in lui il proposito, se un giorno avesse potuto, di aiutare la sua gente.

 

L’Italia in quegli anni stava conoscendo un periodo di progresso industriale caratterizzato tuttavia da pesanti squilibri. Il tessuto produttivo andava formandosi in modo non omogeneo, concentrandosi nel “triangolo industriale” (Milano, Torino, Genova) e facendo così emergere da un lato la questione meridionale – che diveniva così uno dei grandi problemi della società italiana- dall’altro la questione sociale, ovvero il problema delle condizioni di vita delle masse contadine e operaie per le quali il problema continuava ad essere quello della sopravvivenza, come dimostra l’accrescersi del fenomeno migratorio.

 

A Matelica

 Nel 1919, con il pensionamento del padre, la famiglia si trasferisce a Matelica nel maceratese, centro più stimolante e ricco, a metà strada tra Fabriano e Camerino.

A differenza di Acqualagna, dove la popolazione era dedita essenzialmente all’agricoltura e alla pastorizia, Matelica è un centro dove prosperano diverse aziende, sia pure piccole o piccolissime, che lavorano il ferro, la pietra, la pelle.

Non era Matelica però la prima scelta della famiglia. Ce lo conferma Mattei stesso nel discorso pronunciato nel 1959 all’Università di Camerino, in occasione del conferimento della Laurea ad honorem in chimica:

 

A Camerino arrivai tanti anni fa, bambino, su un carro, con mio padre, sottufficiale dei carabinieri ormai in pensione, con mia madre e con i miei fratellini. Mio padre diceva che è brutto essere poveri, perché non si può studiare, e senza titolo di studio non si può fare strada. Così ci portò a Camerino, perché in quella città la vita era a buon mercato e c’erano scuole medie e Università. Girammo col carro in lungo e in largo a cercar casa per noi. Così ce ne andammo; mio padre scrollava il capo, lasciando alle nostre spalle quella città sognata e la speranza di farci studiare. Andammo in un paese non lontano, dove ci trovammo bene; ma Camerino è rimasta nella mia memoria come una cima meravigliosa e troppo alta, la città di quell’amara rinuncio infantile”.

 

Finita la scuola elementare Enrico frequenta la scuola Tecnica inferiore a Vasto: successivamente il padre lo manda all’Aquila per frequentare la scuola Tecnica superiore e prendere il diploma.

Ma il ragazzo non vuole più studiare. Le ristrettezze della famiglia e la rigida disciplina imposta dal padre lo spingono a cercare subito una sua autonomia, anche economica.

 

LA CARRIERA GIOVANILE

Il padre lo fa assumere nella fabbrica di letti di Scuriatti come verniciatore, nel 1923 (a 17 anni) entra come garzone alla Conceria Fiore (l’azienda, la più sviluppata del matelicese, conta 150 operai).

La carriera di Mattei nell’Azienda è rapida: prima operaio, poi aiutante chimico, infine, a soli vent’anni, direttore del laboratorio.

Mattei è sveglio e intelligente, molto incuriosito dai misteri della chimica, molto bravo nel trasmettere a chiunque il suo entusiasmo giovanile e nello sfruttare al meglio il suo inconfutabile fascino personale.

Con l’indipendenza economica aiuta la madre ad aprire un negozio di tessuti ma la crisi del 1929 [1] colpisce anche la conceria che chiude.

Mattei è seriamente colpito da questo avvenimento.

Tenta in ogni modo di evitarlo. Tutto quello che aveva costruito in anni di lavoro sembra completamente cancellato.

Il suo prestigio nel paese ne avrebbe sofferto in modo insanabile. Mattei è costretto a fare una scelta che lo porterà, con la ferma contrarietà del padre, a cercare fortuna al nord, munito di una “generosa” buonuscita, delle necessarie referenze e della caparbietà e tenacia – alimentate da un indomito spirito di rivalsa e giustizia sociale – che caratterizzeranno negli anni la sua levatura imprenditoriale.

Milano e il successo

A Milano sarà prima venditore alla Max Mayer (fornitrice alla conceria di Matelica di vernici, smalti e solventi per la lavorazione del cuoio) poi rappresentante esclusivo per l’Italia della Loewenthal (ditta tedesca di prodotti per concerie).

Quest’ultimo impiego gli consentirà di approfondire le sue conoscenze sui prodotti chimici e, grazie ai viaggi lungo lo stivale, di conoscere bene il Paese, i suoi abitanti e le loro caratteristiche.

Arriva così, a 25 anni, l’avviò di una propria attività nel settore chimico che nel breve volgere di qualche anno si consoliderà nella “Industria Chimica Lombarda grassi e saponi”, produttrice di olii e vernici per concerie, con 20 dipendenti.

Esemplare della sua intraprendenza e lucidità imprenditoriale, l’episodio che lo vede determinato a risolvere la crescente necessità di materie prime.

Mattei tenta di trovare una propria fonte attraverso l’integrazione verticale dell’impresa. Condotta un’analisi attenta delle possibilità offerte dalla pesca nel Mar Rosso, prepara un progetto per la creazione di una piccola flotta da pesca e di uno stabilimento per il primo trattamento del pescato.

Presenta il progetto al ministero delle Corporazioni e chiede una concessione per la pesca industriale in Eritrea, sperando di ottenere dalla pesca di squali e delfini i grassi che gli servono.

Ma la conservazione del pesce e la sua lavorazione in loco, si mostrano difficili, e dopo un primo interessamento ministeriale, il progetto viene insabbiato, forse anche per l’opposizione degli altri operatori italiani del settore.

 

Sono anni di successo in cui Mattei mostra la sua tempra del grande condottiero: il coraggio, la capacità di cogliere al volo ogni possibile opportunità, la dedizione incondizionata e una grande resistenza agli stress e alla fatica.

Sono anni di agiatezza che gli consentiranno di comprare un appartamento per sé e i fratelli a piazza Carnaro, di acquistare casa per i genitori (Palazzo Grossetti, oggi Mattei, a Matelica), di investire in proprietà terriere, di sposarsi nel 1936 a Vienna con Margherita Paulas, una ballerina della famosa compagnia Schwartz. La coppia non avrà figli.

 

Enrico Mattei
Enrico Mattei

 

LA POLITICA, LA GUERRA E L’ESPERIENZA PARTIGIANA

Suo vicino di casa a Milano e concittadino Matelicese, Marcello Boldrini, docente di statistica alla Cattolica, lo avvicina agli ambienti antifascisti e alla nascente Dc presentandogli esponenti del cattolicesimo progressista quali Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Ezio Vanoni, Giuseppe Spataro, Orio Giacchi, Enrico Falk.

In quell’ambiente si discute molto anche del ruolo dell’imprenditore cristiano, che si vuole investito di una missione sociale, e delle sue responsabilità verso il popolo, mentre si critica decisamente il capitalismo in favore del ruolo equilibratore dello Stato anche in materia economica.

È la nuova teoria cristiano-sociale basata sul primato etico sia in politica che in economia.

 

La guerra irrompe nella vita di Enrico Mattei come una drammatica investitura. Da quell’esperienza Mattei trarrà la tessitura definitiva del suo profilo imprenditoriale e politico improntato all’etica, alla responsabilità sociale, alla sincera ambizione di riscatto nazionale. Non mancano certo aspetti controversi della sua personalità e azione, ma rimane indiscussa la sua visione di una nazione indipendente, libera e socialmente coesa.

 

In quegli anni (dal 40 al 44), ha scritto Boldrini:

«vivemmo assieme, quasi isolati, mentre maturavano le sventure della patria (…). Quando giunse il momento, per non servire ai tedeschi, Mattei chiuse la sua fabbrica, sottrasse gli operai alle razzie, continuando a corrispondere loro i salari e li ebbe collaboratori clandestini nella difesa degli impianti tecnici e delle merci immagazzinate, con cui avrebbero ripreso insieme il lavoro alla fine della guerra». 

 

È in quegli anni che Mattei si diploma ragioniere e si iscrive all’Università Cattolica.

 

Nel 1944 viene creato, un Comando militare Alta Italia del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) di cui Enrico Mattei fa parte per la Dc.

Abile manager, Mattei svolge un ruolo di grande utilità all’interno delle forze partigiane curando i collegamenti interni e occupandosi di reperire e di allocare fondi.

Alla fine della guerra, Mattei affermerà di aver portato le forze partigiane democristiane da soli 2000 uomini a oltre 65.000.

La chiamata (alcuni testimoni parlano di autocandidatura) a rappresentare le formazioni partigiane cattoliche nella Segreteria per l’alta Italia della nascente DC di De Gasperi e Gronchi sancisce la sua definitiva entrata in politica.

 Il 5 maggio 1945 egli è in prima fila nel corteo della Liberazione di Milano. 

 

Enrico Mattei

 

DALL’AGIP ALL’ENI

Nei giorni successivi Mattei (a 39 anni) viene incaricato di liquidare le attività dell’Agip [2] (Azienda Generale Italiana Petroli)

e di provvedere alla sostanziale privatizzazione degli asset energetici.

Si trattava di una scelta politica precisa: a fronte del valore simbolico della dismissione di una società di retaggio fascista invisa alla sinistra si orientava la politica economica del paese alla privatizzazione del settore energetico secondo una linea filoamericana propria di una corrente della DC che ostacolò costantemente l’operato di Mattei negli anni a venire.

Mattei in prima battuta avvia l’opera di sfoltimento, licenziando numerosi ricercatori e avvia trattative per la vendita degli impianti con alcune compagnie americane ma è lucido nel cogliere alcuni segnali rivelatori: la rilevante cifra, 250 milioni di lire, offerta dalle società petrolifere d’oltreoceano e le centinaia di richieste di permessi di ricerca, per zone adiacenti a quelle in cui l’AGIP aveva trovato metano.

Mattei sceglie di disattendere questa indicazione, per conseguire un obiettivo che riteneva fondamentale: garantire al Paese un’impresa energetica nazionale, in grado di assicurare quanto serviva ai bisogni delle famiglie e allo sviluppo della piccola e media impresa a prezzi più bassi rispetto a quelli degli oligopoli internazionali.

In questa sua decisione ostinata Mattei svela tutte le su doti: intuizione di opportunità, visione imprenditoriale e capacità di assunzione del rischio di impresa (forse nemmeno a Mattei era chiara la vera potenzialità economica del metano; nella pianura Padana egli cerca e vuole scoprire il petrolio, il metano non fu che un ripiego).

 

Il gas di Cavinaga e il petrolio di Cortemaggiore

Affidata l’azienda al fratello e ricevuta la benedizione dal nuovo governo (che investirà 600milioni di lire) possono partire le costose ricerche petrolifere in Valpadana.

Sarà Caviaga, una piccola frazione rurale di Cavenago d’Adda nelle campagne lodigiane, il primo importante sito metanifero della pianura padana a cui seguiranno molti altri a costituire la imponente rete energetica per la rinascita industriale italiana.

 

Enrico Mattei

 

Nel 1948 Enrico Mattei viene eletto deputato della repubblica. Una candidatura controversa, per molti strumentale alla necessità di vedere assecondate le sue ambizioni imprenditoriali.

Pur osteggiato politicamente riuscirà sotto il governo De Gasperi ad ottenere nel 1948 la vicepresidenza dell’Agip e a perseverare nella ricerca del petrolio e la commercializzazione del metano.

Esemplificativo dell’acume tattico di Mattei l’episodio del ritrovamento (di per sé poco significativo) del petrolio a Cortemaggiore (PC).

Verrà tenuto nascosto per alcuni mesi e rivelato nel momento più opportuno a neutralizzare un’accurata campagna di stampa preparata abilmente contro di lui.

Constatato che il petrolio non voleva farsi trovare, Mattei convoglia tutte le sue energie per cercare di vendere quelle enormi quantità di metano che i suoi tecnici continuavano a trovare nella Pianura Padana.

Il metanodotto padano e il” taxi” della politica

Valutati i potenziali consumatori, i probabili acquirenti e la dislocazione geografica, Mattei diede l’avvio alla costruzione dei metanodotti. Ed è forse qui che si alimenta di lui la nomea di uomo del fare se non addirittura – per i suoi detrattori – della etichetta di persona spregiudicata e senza scrupoli.

La legge italiana non prevedeva l’obbligo del diritto di passaggio per i metanodotti costringendo l’Agip a trattare gli espropri caso per caso.

Mattei prima posa le sue tubazioni poi tratta. Egli stesso si vanta di aver trasgredito almeno 8000 tra leggi, leggine e ordinanze varie.

A chi protesta, Mattei offre concambi vantaggiosi: il restauro della chiesa, se è il parroco a lamentarsi, l’acquisto del raccolto se sono i contadini a sentirsi danneggiati, la concessione della gestione di una pompa Agip o un posto di lavoro fisso, o anche una raccomandazione a Roma, a seconda dei bisogni.

Un metro cubo di metano viene venduto a 12 lire, con un margine medio di guadagno di 8,5 lire al metro cubo, e questi altissimi profitti non risultano da nessuna parte nei bilanci dell’ente.

Mattei non utilizza neppure una lira per se stesso, ma profonde denaro a larghe mani per garantirsi coperture politiche (intervistato su alcuni finanziamenti dell’ENI al Movimento Sociale Italiano, essendo sorto il dubbio che un’impresa statale così importante fosse eventualmente caduta in mano a un filofascista, Mattei candidamente rispose che usava i partiti allo stesso modo di come usava i taxi, «salgo, pago la corsa, scendo) e appoggi giornalistici, per legare a sé gli uomini migliori e per acquistare le attrezzature più moderne.

Le sue risorse più importanti sono però senza dubbio alcuni i suoi uomini, che lo aiutano in tutti i modi.

Gli riconoscono una indubbia leadership ed ammirano la sua totale dedizione al lavoro.

Alla fine del 1952 sono approvvigionate con 1 miliardo e 200 milioni di metricubi di gas naturale complessivi le città di Milano, Pavia, Novara, Varese, Bergamo, Lecco, Cremona, Brescia, Parma, Reggio Emilia, Torino, Verona, Mantova, Vicenza, Modena, Bologna e numerosi centri minori.

Costruendo per primo i metanodotti Mattei esclude per sempre la concorrenza delle altre società e si assicura notevoli mezzi finanziari che gli sono assai utili per potenziare l’AGIP, ponendo così di fatto le fondamenta per la nascita nell’anno successivo dell’E.N.I.

Al nuovo Ente vengono riconosciute due esclusive: la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi nella pianura Padana e in una larga fascia della costa adriatica; la costruzione e l’esercizio delle condotte per il trasporto degli idrocarburi minerali nazionali.

Il nuovo ente poteva ricercare, estrarre, lavorare, trasportare, utilizzare, commerciare gli idrocarburi e i vapori naturali.

Prima ancora di assumere la carica di Presidente dell’E.N.I., Mattei il 4 marzo 1953 rinunciò al mandato parlamentare.

Fuori del Parlamento, lontano dai controlli dei partiti d’opposizione e dai controlli ancora più rigidi dei colleghi del suo partito, riteneva di potersi muovere con maggiore libertà. 

 

GLI ANNI 50: IL MERCATO DEL PETROLIO

Gli anni passati da Mattei alla guida dell’ente furono frenetici. Egli si ritrova alla guida di un gruppo industriale nel quale lavoravano quasi 10 mila persone.

 

Enrico Mattei

 

 

Subito i maggiori sforzi furono indirizzati nel miglioramento della rete distributiva del gruppo.

Mattei volle che le “pompe” dell’AGIP fossero di facile riconoscimento.

Seguì personalmente la progettazione delle stazioni di rifornimento e le completò con un gran numero di servizi accessori: assistenza meccanica, bar, ristorante, servizi igienici. Inventò un nuovo simbolo per l’AGIP, il famoso cane a sei zampe, che gli sembrava più adatto a dare l’immagine della modernità e della velocità della sua azienda.

Furono egualmente sue le scelte per il nome e il motto della nuova benzina prodotta dall’AGIP: “Supercortemaggiore, la potente benzina italiana”.

Nel ‘54 la sua campagna per la vendita del liquigas in bombole trasforma le abitudini degli italiani.

Nel ‘55 accompagna l’ENI nella nuova sfida della Petrolchimica con la nascita degli impianti di Ravenna e Gela per la produzione di fertilizzanti azotati che porteranno al successo commerciale a discapito dei concorrenti Edison e Montecatini.

Nel ‘56 esce il primo numero de “Il Giorno”, quotidiano finanziato dall’ENI che sosterrà una linea politica di avvicinamento ai Paesi africani e mediorientali in contrasto con le strategie dei Paesi ex colonialisti, Francia e Gran Bretagna.

 

L’ossessione del petrolio

L’Aumento delle vendite di carburante, favorito dal costante sviluppo della rete stradale italiana, riproponeva continuamente al Presidente dell’ENI il suo cruccio più grande: la mancanza di petrolio.

Non avendo idrocarburi propri l’ENI sembrava dover dipendere dalle grandi compagnie petrolifere straniere.

Raggiunse infatti un vantaggioso accordo con l’Anglo-Persian una delle sette grandi compagnie petrolifere internazionali[3] che formavano il cartello Consorzio per l’Iran che dominava al tempo la produzione petrolifera mondiale e che lo stesso Mattei appellò con il nome di 7 sorelle ad indicarne, con non velato sarcasmo, i loro stretti legami commerciali.

Famoso il suo aneddoto sullo sfortunato gattino ucciso da cani voraci; racconto crudo in cui Mattei intende rappresentare la condizione di debolezza dell’Eni, e quindi dell’Italia, di fronte alla compagnie estere (video).

 

La sfida alle 7 sorelle

Inizio però nel ’57 la fase più difficile della sua carriera che lo portò ad uno scontro aspro con le 7 sorelle e che forse – non lo sapremo mai con certezza –  sarà anche l’inizio della sua fine.

Mattei inizia una serie di contatti con i principali paesi produttori (Egitto, Iran, Libia, Giordania.) proponendo condizioni contrattuali più favorevoli, improntate alla cooperazione ed equa distribuzione dei vantaggi economici.

Non era questa solo una mossa per aprirsi un varco nel mercato del petrolio dominato dall’oligopolio angloamericano ma una precisa convinzione di Mattei.

Muovendo i suoi primi passi all’Agip non mancò di sottolineare come certe concessioni statali italiane ad aziende straniere fossero eccessivamente sbilanciate sia nella misura delle royalty, sia nelle modalità di uso delle concessioni stesse, giacché molte di esse restavano inusate, in parcheggio, inutili per i concessionari e sottratte alla ricerca di altri.

Egli Proietterà tale senso di rivalsa nelle relazioni commerciali con i paesi fornitori contrapponendo all’approccio coloniale delle compagnie internazionali una logica cooperativistica e di reciproco scambio e beneficio.

Egli capisce che (n.d.r. in certa misura perché vissuto vissuto sulla propria pelle) migliorare le condizioni di vita nei paesi d’origine delle materie prime, invece che sfruttarli trattando le popolazioni come bestie da soma, è più giusto e più conveniente per tutti.

Si genera rispetto anziché risentimento, si fanno ottimi affari da ambo le parti, si evita a contribuire che in quei territori aumentino la povertà ed il degrado, con potenziali riflessi globali (tensioni sociali, migrazioni, etc).

Mattei garantisce perciò ai paesi produttori il 75% dei profitti invece che il 50% (sottraendo quindi un 25% degli utili al Cartello), contribuendo ad arricchirli maggiormente. Grazie a questo ottiene prezzi migliori che si tramutano in un risparmio per le imprese e le famiglie italiane, garantisce condizioni di lavoro più umane e inserisce nelle trattative, come contropartite, anche la fornitura di beni e servizi che possano aiutare le deboli economie dei paesi produttori ad emanciparsi (uno dei più importanti accordi fu quello con l’Iran nel ’57).

Si tratta di un approccio che testimonia una volta per tutte la sua grande lungimiranza e visione etica degli affari.

Emblematico del lavoro dirompente di Mattei negli equilibri commerciali internazionali è il suo racconto dell’incontro nel dicembre del ’59 con un rappresentante di una delle 7 sorelle. La risolutezza con cui Mattei si rifiuta di accettare un diktat unilaterale è figlia di un profondo moto di orgoglio insieme personale e collettivo, di un uomo e una nazione che hanno deciso di investire nel proprio futuro l’unica ricchezza rimasta in quel dopoguerra: la caparbietà, la determinazione, la forza morale, lo spirito di sacrificio, il desiderio di riscatto sociale ed economico. (video).

 

Una escalation travolgente

Dopo quel burrascoso incontro la lotta tra Mattei e le “sette sorelle” si inasprì uteriormente.

Ormai nulla può però fermare Mattei, che gioca su così tanti tavoli, da poter sempre

bilanciare una sconfitta con altre vittorie.

L’ENI acquista la “Lanerossi” entrando così nel settore tessile e la “Società italiana vetro”, per affacciarsi anche nel settore vetrario.

Si muove in Sicilia, territorio ad essa finora precluso dalla legge mineraria nazionale. L’appoggio di Mattei al deputato regionale Silvio Milazzo gli apre subito la via ai primi scavi dell’ENI nell’isola.

Guardando all’Europa, dà l’avvio ad un ambizioso progetto di oleodotto da Genova all’Inghilterra, attraverso la Svizzera, la Germania, la Francia, anche se è ancora troppo presto per aver ragione del fronte degli industriali europei.

Ottiene concessioni di ricerca petrolifera in Somalia, Egitto, Iran, Marocco, Libia, Sudan, Tunisia.

Riesce ad introdursi perfino in Cina, dove firma un accordo per la consegna di fertilizzanti.

Le reti di distribuzione (4.434 chilometri di metanodotti in Italia nel 1962) si snodano in Africa dalla Costa d’Avorio all’ Etiopia, dal Marocco al Senegal, dal Ghana alla Somalia, dalla Tunisia al Sudan; in Asia in Libano, Giordania, India, Iran, Iraq, Pakistan; in America latina, in Argentina.

L’acquisto di rilevantissime quantità di petrolio russo da parte dell’ENI in cambio di gomma sintetica, tubi e apparecchiature tecnologiche avanzate per la ricerca e l’estrazione scatenò durissime reazioni in Italia e all’estero (con tanto di relazioni della CIA).

Nel 1961 la prima petroliera italiana carica di petrolio iraniano estratto dall’Agip attracca nel porto di Bari: è un grande successo personale per Mattei!

Nel 1962 l’ENI dà lavoro a 55.700 persone, investe 209 miliardi, ne fattura 357, possiede 15 petroliere e guadagna 6 miliardi ufficiali, ma probabilmente più di 50.

I debiti ammonteranno, nel 1963, a 700 miliardi di lire.

Si tratta di un colosso con interessi in mezzo mondo, guidato da un solo uomo, che ne tiene strettamente in pugno i destini.

 

IL CASO MATTEI

Ai “naturali” nemici dell’Azienda di Stato e del suo presidente, se ne erano aggiunti di nuovi.

Quando le grandi compagnie petrolifere proposero all’ENI una piccola cointeressenza nello sfruttamento del giacimento petrolifero del Sahara, Mattei si schierò con la lotta del popolo algerino e rispose: «No, finché l’Algeria non sarà indipendente».

Il 18 luglio 1961 Enrico Mattei riceve una lettera dalla Spagna.

Proviene dall’OAS, l’organizzazione armata contraria all’indipendenza dell’Algeria che minaccia di uccidere lui e la sua famiglia se persevererà nel sostegno al popolo algerino.

Il triste epilogo

Alle 18.55 del 27 ottobre 1962 l’aereo di Enrico Mattei, in avvicinamento all’aeroporto di Linate proveniente da Catania, si schianta al suolo vicino a Bascapé, in provincia di Pavia. Una morte con più di qualche ombra, che interrompe bruscamente un brillante percorso imprenditoriale e di sviluppo economico del paese.

Rimandiamo l’approfondimento di questa sciagurata pagina della storia italiana alla curiosità del lettore.

Ci permettiamo di proporre un breve passaggio di Paolo Mieli nella puntata di “Presente Passato” dedicata alla figura di Enrico Mattei (video) in cui il giornalista così si esprime in merito alla sua morte:

“….io privatamente credo che lì non tornino i conti e che è molto molto probabile che sia stato un attentato, però mi fermo qui.

Perché come storico poi penso che o sono in grado di addurre delle prove oppure un contadino che cambia versione, l’audio che sparisce…., certo tutti dati suggestivi, ma forse noi, in questa sede, sede scientifica, forse dovremmo astenerci da presentare queste incertezze, e contraddizioni come prove, come se fossero queste le prove.”

 

CONCLUSIONE

Si chiude così drammaticamente un capitolo importante della storia italiana di cui Mattei è stato indiscutibile protagonista.

Le accuse dei suoi detrattori che lo hanno attaccato per il suo cinismo, la sua eccessiva ambizione, la sua spregiudicatezza e assenza di scrupoli, lo scarso senso dello stato, non scalfiscono la sua integrità morale, la sua piena dedizione alla causa pubblica, il suo sincero impegno per l’affermazione della dignità dell’uomo e dei popoli, in una parola la sua piena e incondizionata assunzione di quella missione sociale propria dell’imprenditore cristiano.

Le sue virtù come uomo di impresa, testimoniate da molti suoi collaboratori, delineano un profilo di leadership ancora attualissimo e che si esplica in diverse forme:

  • nell’essere da esempio, quando la sua dedizione al lavoro stimola ammirazione, fiducia e coinvolgimento;
  • nel trasmettere a chiunque il suo entusiasmo anche facendo leva sulla forza persuasiva di un indiscutibile fascino personale;
  • nella sua proverbiale capacità di visione, intuizione di un futuro per altri inimmaginabile,
  • nella capacità di prendere decisioni;
  • nella sua concretezza che gli fa prediligere sempre l’azione quale leva di cambiamento;
  • nell’astuzia e acume tattico che gli hanno permesso di svincolarsi brillantemente da situazioni complesse;
  • nella capacità organizzativa riconosciuta e premiata nella sua esperienza partigiana;
  • nella sua capacità di scegliere e valorizzare le persone.

Questo intreccio di capacità imprenditoriali e di sensibilità politiche (nel senso originario del termine, di cura e governo della società), hanno fatto di lui un innovatore visionario ma allo stesso tempo profondamente concreto, in grado di instillare nella generazione del dopoguerra la giusta ambizione e la necessaria fiducia di un riscatto sociale ed economico.

 

FONTI E ALTRI MATERIALI

BIOGRAFIE

http://www.fondazioneenricomatteimatelica.it/it/biografia

http://www.storiologia.it/biografie/mattei.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Mattei

https://biografieonline.it/biografia-enrico-mattei

https://www.ilcentro.it/abruzzo/l-infanzia-marsicana-di-mattei-1.1384128?utm_medium=migrazione

 

MULTIMEDIA

“Passato e Presente” – Enrico Mattei, la sfida del petrolio (2019)

https://www.raiplay.it/video/2019/01/Passato-e-Presente-Enrico-Mattei-la-sfida-del-petrolio-d8deedbe-76d4-4cb6-baea-623a1dcf3ab4.html

 

“Quando l’Italia” – ENRICO MATTEI: L’UOMO E IL VISIONARIO – PUNTATA 6 TV2000 (2013)

https://www.youtube.com/watch?v=g1A05TCtgoI

 

Raiscuola – Enrico Mattei di Giuseppe Durante http://www.raiscuola.rai.it/lezione/enrico-mattei/21350/default.aspx#1

 

Servizi speciali studio 8 – Ricordo di Enrico Mattei Parte I (1968) https://youtu.be/Ayog5Wte9z4

Servizi speciali studio 8 – Ricordo di Enrico Mattei Parte II (1968)  https://youtu.be/91Z8CiSIwvg

 

Articoli

Enrico Mattei partigiano cristiano” di Giuseppe Accorinti – https://anpcnazionale.com/2013/04/29/enrico-mattei-partigiano-cristiano-di-giuseppe-accorinti/

 

“Enrico Mattei, un uomo libero” di Antonello Di Mario  – https://formiche.net/2019/12/pirani-conferenza-mattei/

 

“L’attualità di Enrico Mattei, l’imprenditore eretico” di Claudio Moffa https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=21959

 

“Enrico Mattei, l’uomo che accese il futuro”  di Caterina Giojelli – https://www.tempi.it/enrico-mattei-luomo-che-accese-il-futuro/

 

“Una fugace scintilla nel dopoguerra: ricordando Enrico Mattei”  di Francesco Caruccihttp://www.artspecialday.com/9art/2017/10/27/scintilla-dopoguerra-enrico-mattei/

NOTE

[1] La Grande depressione, detta anche Crisi del 1929, Grande crisi o Crollo di Wall Street, fu una grave crisi economica e finanziaria che sconvolse l’economia mondiale alla fine degli anni venti, con forti ripercussioni anche durante i primi anni del decennio successivo

[2] L’AGIP fu costituita a Roma nel 1926 su iniziativa del governo italiano per la ricerca, lo sfruttamento e la distribuzione delle risorse del sottosuolo italiano. La sigla, acronimo di “Azienda Generale Italiana Petroli”, cominciò ad apparire sui distributori di benzina negli anni Trenta inscritta in un cerchio con i colori della bandiera italiana.

[3] Questo è l’elenco delle “Sette sorelle” dell’epoca di Mattei, morto nel 1962. Esse controllarono il ciclo economico dell’oro nero fino ai primi anni settanta:

  Royal Dutch Shell, Anglo-Olandese;

 Anglo-Persian Oil Company, successivamente trasformatasi in British Petroleum e ora nota come BP;

 Standard Oil of New Jersey, successivamente trasformatasi in Esso e poi in Exxon (che comunque conserva il marchio internazionale Esso), in seguito fusa con la Mobil per diventare ExxonMobil;

 Standard Oil of New York, successivamente trasformatasi in Mobil e in seguito fusasi con la Exxon per diventare ExxonMobil;

 Texaco, successivamente fusasi con la Chevron per diventare ChevronTexaco, e successivamente Chevron;

 Standard Oil of California (Socal), successivamente trasformatasi in Chevron, poi ChevronTexaco, e successivamente nuovamente Chevron;

 Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron.

A questo punto ti auguro buon lavoro e ti aspetto nei prossimi articoli

 

 

 

 

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